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Il PTSD, il PTSDc e la terapia del trauma - Dott.ssa L. Pugno Psicoterapeuta a Torino

Il PTSD, il PTSDc e la terapia del trauma

Il Disturbo post traumatico da stress (PTSD) è stato osservato già nel XVI secolo quando in soldati esposti a combattimenti militari, furono segnalati quadri psicopatologici che presentavano sintomi analoghi a quelli che attualmente vengono identificati con il PTSD.

Il primo caso di sindrome post-traumatica, nella letteratura non militare, fu invece riportato nel 1666 in un cittadino londinese reduce dal “Grande Incendio di Londra”. 

Freud nel suo’ “Introduzione alla Psicanalisi delle Nevrosi di Guerra” (1919) sottolineò come “le nevrosi di guerra“ sono delle nevrosi traumatiche che, com’è noto, si presentano anche in tempo di pace in seguito ad esperienze spaventose o a gravi incidenti, senza alcun rapporto con un conflitto dell’io”. Ma terminata la guerra tutto cadde nell’oblio. Finché non ci fu la guerra in Vietnam. Da allora fiorirono gli studi e si cercarono tecniche terapeutiche di intervento.

Quali sono le caratteristiche del PTSD (disturbo post traumatico da stress)?

Innanzitutto bisogna aver fatto esperienza diretta, o aver assistito di un evento traumatico, cioè ad un evento violento o accidentale (ad esempio morte, aggressione, stupro, minaccia di morte). Si può anche aver assistito ad un evento traumatico, o aver saputo che è accaduto ad una persona con cui si ha un legame affettivo. E’ considerato traumatico anche venir esposti ripetutamente in prima persona a dettagli crudi di un evento traumatico (per esempio i soccorritori che raccolgono i resti di un incidente, o chi raccoglie le denunce).

Successivamente si presentano in modo intrusivo ricordi di quanto accaduto, sogni o incubi legati ad esso, flashback, marcate reazioni fisiologiche a fattori scatenanti (trigger) che assomigliano a quanto vissuto ed evitamento di stimoli associati ad esso (per esempio evitamento di luoghi, persone, oggetti ecc).

Si aggiungono quelle che vengono definite alterazioni negative di pensieri ed emozioni come:

  • Incapacità di ricordare alcuni aspetti dell’accaduto
  • Convinzioni o aspettative negative riguardo a sé, ad altri, o al mondo (io sono cattivo, non ci si può fidare di nessuno, sono rovinato, non ne verrò mai fuori)
  • Distorsioni cognitive che portano a dare la colpa a sé o ad altri
  • Paura rabbia, colpa o vergogna persistenti
  • Riduzione dell’interesse
  • Sentimenti di distacco estraneità verso gli altri
  • Persistente incapacità di provare emozioni piacevoli
  • Comportamento instabile o esplosioni di rabbia
  • Comportamenti spericolati o autodistruttivi
  • Ipervigilanza e risposte di allarme
  • Problemi di concentrazioni
  • Alterazioni del sonno

Essendo stata questa categoria diagnostica concepita per descrivere la risposta a singoli eventi o a più eventi circoscritti nel tempo mal si adatta a descrivere le difficoltà psicologiche che presentano pazienti esposti a eventi in un ampio arco di tempo o oramai lontani nel tempo.

Judith Herman ha quindi introdotto il concetto di Disturbo post traumatico complesso (PTSDc) per distinguere le vittime di traumi complessi, cioè traumi multipli che avvengono in tempi prolungati, dai traumi singoli (incidente d’auto, catastrofi naturali, episodi isolati di violenza). I traumi complessi sono tipicamente di origine interpersonale, come gli abusi e i maltrattamenti a cui la vittima non può sottrarsi. 

Quali sono le caratteristiche del PTSDc (disturbo post traumatico da stress complesso)?

Le caratteristiche di questo disturbo sono:

–   alterazione nella regolazione delle emozioni e del comportamento come difficoltà a modulare la rabbia, comportamenti autolesivi (tagli, bruciature), scarsa capacità autoprotettiva (comportamenti a rischio) 

– disturbi della coscienza e della concentrazione: amnesia, episodi dissociativi transitori, depersonalizzazione 

– somatizzazioni 

– alterazioni della percezione di sé: senso di colpa eccessivo, senso di impotenza, idea di non poter essere compresi, sentirsi sbagliati o difettosi 

– alterazione della figura del maltrattante: protezione del maltrattante, idealizzazione, tendenza ad assumere la sua prospettiva 

– disturbi relazionali: alterazione della fiducia negli altri, tendenza a vittimizzare gli altri o a essere vittimizzati 

– alterazione nei significati personali: disperazione, senso di inutilità personale.

Come si può notare l’essere esposti ad un singolo evento traumatico o a più eventi concentrati nel tempo, oppure l’essere esposti a più eventi traumatici in tempi prolungati porta allo sviluppo di patologie molto differenti tra loro. 

Qual è la terapia migliore?

L’OMS ha indicato come terapia d’elezione l’EMDR. Puoi trovare la spiegazione di che cos’è nel mio sito alla voce tecniche.

Dr.ssa Pugno

Psicoterapeuta a torino