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Aprile 2020 - Dott.ssa L. Pugno Psicoterapeuta a Torino
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Aprile 2020

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Fonte: Luigina-Pugno

“La terra è piatta” “Non siamo mai stati sulla luna” “Il riscaldamento globale non esiste” “I vaccini servono solo per ingrassare Big Pharma” “Svegliatevi!” “Ci stanno ingannando, per controllarci” “forse non sai che …” “Il covid-19 è stato prodotto in laboratorio per farne un’arma batteriologica e ci usano come cavie” “Il covid-19 non esiste. E’ un’invenzione del governo per controllarci”

E tante altre ancora sono le frasi comuni, che escono dalla bocca, o meglio dalla tastiera del complottista.
Una personalità (?) che sempre di più sentiamo nominare, anche ai tempi del coronavirus.

Innanzitutto cos’è un complotto? Il complotto è una cospirazione segreta ai danni di qualcuno. Di solito qualcuno lo scopre dopo un’inchiesta giornalistica, e denunciato.

Chi è il complottista? Vista la definizione il complottista sarebbe colui che complotta, ma quando si riferisce ad una persona che li vede negli argomenti “caldi” del momento, il complottista diventa colui che scopre e rivela un complotto. Una persona che non è vittima di un complotto, ma lo usa.

Quali sono le sue caratteristiche? Di sicuro non è un giornalista che fa inchieste, perché il complottista non legge più e più articoli, non fa ricerche su riviste specializzate, non è nemmeno uno studioso dell’argomento. Il complottista le cose che rivela le trova già in rete e soprattutto non verifica l’attendibilità delle fonti. Le fonti sono vaghe, conoscenti di qualcuno, altri complottisti, riviste con nessuna credibilità e, ahimé, qualche laureato in medicina, o lauree scientifiche, ma non dell’argomento di cui si parla, qualche laureato nell’argomento che sembra essersi dimenticato la serietà di ciò che ha studiato.
Lo scopo del suo comportamento è attirare l’attenzione generando dubbi, preoccupazioni, indossando il mantello del rivelatore/salvatore. L’attenzione che riceve lo gratifica, sia essa favorevole o contraria. Lo fa sentire superiore, perché lui si che sa quella cosa, che gli altri ignorano. E’ totalmente auto centrato e non gli importa realmente dell’altro, gli importa che lui riceva visibilità. Non gli importa di creare un danno all’altro diffondendo notizie false, gli importa di stare bene lui.
E’ una persona che crede che ci siano risposte semplici a problemi complessi, e che la via per liberarsi dal complotto sia boicottare chi ci controlla.

Il complottismo è un disturbo mentale? Il fulcro emotivo e cognitivo su cui ruotano le sue emozioni e i suoi pensieri è il sospetto. La dinamica relazionale è basata sulla persecuzione e sul controllo. Sull’idea/sensazione che qualcuno voglia fargli/ci del male. I suoi sospetti sono inattaccabili, perché poggiano sul verosimile. Le argomentazioni contrarie confermano ancora di più l’esistenza di qualcuno che gli è contrario. La convinzione diventa quasi un delirio. Non c’è consapevolezza del proprio funzionamento maladattivo, perché i sintomi sono egosintonici: sono visti come aspetti della propria personalità, e non come sintomi di una patologia. Il complottista si sente minacciato e cerca di trovare la fonte di questa minaccia, di darle un nome. Identificandola, cerca di combatterla usando la tastiera del pc. Questi sintomi possono far pensare al disturbo paranoico.
C’è un’importante differenza: il paranoico sente il proprio sé minacciato, è egocentrico, mentre il complottista è egoista e ciò lo gratifica. Il paranoico lotta per non percepire la sua vulnerabilità, che lo fa sentire debole, il complottista usa la paranoia per sentirsi sicuro e dominate. Il paranoico vuole liberarsi dal senso di minaccia personale, il complottista lo vuole alimentare negli altri.
I complottisti non chiedono aiuto, perché sono loro a darlo!

Come mai ci crediamo? La mente umana è attratta dal mistero, da cose che non riusciamo a spiegarci, perché la nostra mente vuole capire e dare un significato alla realtà che ci circonda. La vuole conoscere.
La mente umana è curiosa, vuole conoscere il reale, ma soprattutto ciò che ci riguarda e riguarda gli altri. La mente umana è anche suggestionabile, per questo l’ipnosi funziona. Capace di vedere cose dove non ci sono. Un fantasma in un repentino cambio di luce. Un vaccino come inutile, perché la malattia da cui di protegge non registra più casi da anni.
L’istinto di protezione è il più importante che abbiamo, è quello che ci salvava la vita dalle fiere quando vivevamo nelle grotte, che ci fa coprire quando fa freddo, che ci fa tenere per mano i nostri figli quando attraversiamo la strada. Attiviamo lo stento istinto verso le cose che possediamo: il fuoco, il cibo cacciato. Proteggiamo la nostra casa e la nostra auto con l’antifurto. Proteggiamo soprattutto i nostri soldi.
Per cui tutte le notizie che parlano di cose poco chiare che possono danneggiare la nostra salute o i nostri beni attirano come calamite la nostra attenzione e siccome quando seguiamo le nostre emozioni possiamo trasformarci in creduloni, ecco che cominciamo a credere che la polvere presente nell’aria contenuta nella boccetta del vaccino sia più dannosa del morbillo, che il covid-19 sia stato prodotto in un laboratorio negli USA per attaccare l’economia cinese ed europea e renderci più dipendenti da loro, che la Nasa spruzza nel cielo scie chimiche velenose e che la pandemia da coronavirus non è mai stata dichiarata dall’OMS ecc.

Cosa fare? Verificare sempre le affermazioni “rivelatrici”, che le fonti siano attendibili e chiare. Controllare su siti specializzati nello sbufalare le notizie come butaq e medbunker, usare la ragione e farsi domande sull’obiettivo reale di chi has critto l’articolo.

dr.ssa Luigina Pugno

psicoterapeuta Torino, ipnosi Torino, EMDR Torino

Fonte: rosscupgraphic

Quando a fine gennaio vedevamo le immagini dalla Cina non riuscivamo ad empatizzare, assuefatti ai drammi, spettatori geograficamente lontani, straniati da qualcosa che non capivamo.

Da una parte una Cina in allarme, dall’altra l’OMS che tranquillizzava (così ho letto di recente).

Alcuni hanno attivato repentini comportamenti di protezione: raggiungere i familiari, svaligiare i supermercati e blindarsi in casa auto-prescrivendosi l’evitamento.

Ognuno sta rispondendo alla quarantena con il suo carattere: chi si incolla alla tv sovraesponendosi alle notizie e nutrendo l’ansia, chi si organizza lavoro/figli/tempo per sé, chi era abituato a muoversi comincia a patire le 4 mura, chi si trova di colpo tempo libero a lungo agoniato la prende come un’occasione per fare le cose che da tempo voleva fare. Il tutto a/da casa, chi ha cercato la vicinanza degli altri e chi si è isolato di più.

Le reazioni emotive sono le più disparate e le persone oscillano tra rabbia “dovevano fermarci prima”, paura “il signore in coda non aveva la mascherina”, paziente attesa “prima o poi passerà”, confusione “tamponi a tutti, no creiamo un vaccino, no  facciamo test anticorpali, no meglio cercare terapie…”.

Se prima affrontare una perdita, una malattia, la mancanza del lavoro era faticoso e destabilizzante, ma accadeva ad alcuni individui, che potevano essere sostenuti dagli altri, ora anche gli altri sono nella stessa situazione. Ma allo stesso tempo non ci si può aspettare che ci si senta uguali. Chi ha il cane, chi un genitore bisognoso lontano, chi fa un lavoro a rischio, chi in un mese ha perso tutto, chi ha o non ha un balcone.

La sfida è trovare un equilibrio tra l’appartenere alla collettività e la propria storia personale, tollerare la diversità e i bisogni del singolo.

Il covid-19 colpisce sistemi immunitari fisici diversi, sistemi immunitari psicologici diversi, sistemi economici diversi, sistemi governativi e sanitari diversi.

Cosa fare col proprio sistema immunitario psicologico? Come usarlo per rispondere alle richieste emotive?

Innanzitutto dobbiamo individuare quale emozione ci disturba e qual è la sua causa.

Se è la paura, di che cosa ho paura? Di ammalarmi? Di perdere il lavoro? Dell’isolamento?

Dobbiamo capire di che cosa abbiamo paura alla luce della nostra storia e della fase della vita in cui siamo.

Molte paure che vi verranno in mente c’erano già prima, ma ora sono amplificate.

Non dico che il covid-19 non sia la ragione della paura che accorcia il respiro e stringe la gola, dico che per affrontare i sentimenti dolorosi bisogna contestualizzarli nella storia di ognuno.

La preoccupazione che prova un genitore con figli piccoli, un adolescente, una coppia in quarantena o separata dalla quarantena, un anziano che ha imparato a fare le videochiamate per vedere i nipoti è diversa.

Tutti abbiamo un “sistema immunitario psicologico”. La nostra mente ha i suoi meccanismi di difesa. Chi ce li ha fragili sarà più soggetto a sviluppare ansia o depressione. Chi ce li aveva lì, lì per crollare potrà sviluppare un disturbo dell’adattamento. Chi ce li aveva funzionanti e flessibili continueranno a funzionare.

Poi ci sono quegli eventi che creano una frattura. Quelli che la mente non riesce ad elaborare, perché emotivamente troppo intensi. Eventi come una reale minaccia alla propria integrità fisica propria e di chi conosciamo (contrarre il virus, contrarlo e dover fare un ricovero), un lutto improvviso, l’impossibilità di vivere il cordoglio come si sarebbe fatto prima del covid-19. Eventi che aprono la strada al Disturbo post traumatico da stress.

Uno psicoterapeuta può aiutare il nostro sistema immunitario psicologico a funzionare meglio, o a riprendere a funzionare. Come? Utilizzando il colloquio, esercizi pratici, EMDR, ipnosi a seconda dei casi.

Ma se non senti la necessità di parlare con uno psicologo e desideri provare con il fai da te, ti consiglio il libricino della dottoressa Romagnoli, Covid-19: giorni di (stra)ordinario isolamento, edito da EPC, che ringrazio per gli spunti che mi ha dato per scrivere questo articolo.

Dr.ssa Luigina Pugno psicoterapeuta torino

t. 3288260495

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